alle sei di mattina c’è già luce, nonostante il cielo sia coperto. tira vento. preparo il caffè, guardo fuori dalla finestra. il giovane ulivo che cresce davanti casa mia agita i rami sottili col vento. sembra stia facendo la ola. poi lo osservo meglio; in realtà, sembra stia ballando ymca.
mi sento ancora addosso, in bocca, nello stomaco, il pranzo di ieri. mi spremo un limone. ho un atteggiamento nei confronti dei limoni (sotto forma di yogurt, di alcool, di spremuta pura senza zucchero, soprattutto) che tende a far rabbrividire gli umani. bevo il mio limone spremuto, davanti alla finestra. se non si riesce a disinfettarsi il cuore, almeno si può fare un tentativo con il colon. guardo il vaso dei gerani. passato è stato sconfitto da un parassita, futuro dall’ultima gelata. esattamente come me.
mi telefona la mia amica. in questi giorni mi chiama in continuazione, per controllarmi. la settimana scorsa mi ha telefonato a mezzanotte, per sapere se dormivo. poi mi ha tenuta al telefono per due ore. in effetti, alla fine avevo sonno.
mi chiede, come va. le dico, l’ulivo davanti alla mia finestra sta ballando ymca. siamo a posto, commenta. siamo a posto. sì.
2 commenti:
Sei sempre tagliente, come il limone, che anche io mi bevo nudo e crudo.
Ti ho visto che sei passata eh? No, non come il geranio...
rispetto ai gerani, sconfitta sì, ma decisamente meno inaridita.
(credo).
al limite, inacidita dai limoni, ma diceva un mio amico che certo acido protegge, mica corrode.
e, ciao, ppp.
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