avevo una passione per la musica di ruggine
nerastra tinta a caldo di caligine metropoli.
un anno speso insieme a canticchiare e poi sorprendersi mi ha dato un prisma lucido di accordi e note instabili, divani consumati in sere a chiedersi, tu cosa sei, e non per me.
l'abbraccio adulto in un silenzio scenico visibile
l'ho visto il lieto fine di un finale imprevedibile, ma una promessa infranta stona quanto un finto accordo, e tu sul palco ancora adesso non hai stonato mai, cosa ne è di te.
avevi fatto in aria un incantesimo
di tentazioni e notti ferme immobili e friabili, ingenuità sensibili, stregoni isterici magnifici,
rivoglio la carezza di una mano che semplifica, cosa sarà di me.
rialzati dal letto in cui hai lasciato il peso di un saluto, non ringraziare più di niente e non mandarmi sogni tristi, se capita il divano è sempre lì, cosa farai di me.
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