il mese era lo stesso. ma la città bianca era diversa.
erano ancora i tempi in cui esisteva un’estate della città bianca, quattro mesi
di cultura in cui ogni sera potevi scegliere fra decine di concerti,
spettacoli, presentazioni, film. era tutto così pieno e assodato e normale che
non ci avrebbe creduto nessuno, se una cassandra avesse previsto le estati di
qualche anno dopo. quando la nuova marcia sulla città bianca si sarebbe
tradotta nella desolazione estiva di un niente abbandonato, silenzioso, buio e
insicuro.
quella sera lì, c’era la presentazione di un libro
nella piazza principale del quartiere aldilàdelfiume. e lei c’era andata da
sola, perché lo amava tanto quello scrittore, e non lo voleva condividere con
nessuno. si era seduta in terza
fila, nel gruppo di sedie a sinistra, verso l’esterno. la presentazione era
iniziata. lo scrittore parlava, e a un certo punto si era interrotto, per
salutare qualcuno in fondo. qualcuno che lei da lì non vedeva. qualcuno di importante, si era capito dal tono e
dall’appellativo con cui gli si era rivolto lo scrittore, che lo aveva invitato
a salire sul palco. lei, dalla sua sedia esterna in terza fila, aveva aspettato
che quel qualcuno, che non era stato nominato, passasse, per scoprire chi era.
e quando finalmente era passato, diretto verso il palco, aveva pensato: wow, il
genio. e subito dopo: wow, in giacca e cravatta in una sera così calda, vedi
come la gente importante non abdica mai al suo ruolo, è per questo che è
importante. ok, anche per questo.
nove anni dopo, si sarebbe ancora ricordata come era
vestito, che taglio di capelli aveva, tutto quello che aveva detto sul palco,
ma soprattutto lo sguardo con cui l’aveva fissata, dopo. perché, finita la
presentazione, lei aveva indugiato per un attimo, accanto al palco. il libro lo
aveva già, non le serviva comprarlo, né le andava di farselo autografare dallo
scrittore, per scambiarci tre parole inutili che lui avrebbe scordato subito
dopo. lei aveva indugiato per un attimo accanto al palco, mentre scivolava via,
per guardare lui, la persona importante. e lui, il genio, se ne era accorto, e
l’aveva fissata. bloccandola. e c’erano stati lunghissimi secondi di tempo
immobile, in cui lui la fissava e lei era rimasta sospesa, di tre quarti, sconcertata
da quello sguardo di attenzione totale e quasi feroce che l’aveva investita
così.
e poi si era sganciata ed era sgattaiolata via.
e non lo aveva più rivisto.
finché, nove anni dopo, la sua vita era stata molto
semplicemente, completamente, rasa al suolo, e mentre guardava il deserto che
la circondava, lei aveva deciso che era arrivato il momento di ricominciare da
capo, e ricominciare da lì.
7 commenti:
Vai avanti, per piacere.
vado avanti. ma se vedo che diventa una cosa vera, ti vado avanti in mail.
Dove ti pare. Ma fallo.
no, arbitro, non ha fatto niente, giuro (niente, volevo scrivere una cosa cretina per salutare bandini. ciao bandini!).
e.
ammonito, tesssoro.
(bandini, devi aprire un altro blog; ognuno deve avere il suo blog per le cose cretine di eddie, io qui ci ho già quelle che scrive a me).
(insomma, una giusta suddivisione di tesssoro in ogni blog, senza andare a pesare sempre sugli stessi che pagano le tasse etc etc).
(una patrimoniale eddie!)
(ok, la smetto).
Ciao eddie!
(>S. in questi tempi di crisi aprire un blog? Costa troppo. Mi subaffitti un quadratino nel tuo spazio commenti?)
(ti ci ospito gratis. ma cucinare e lavare i piatti si fa a turno. e non litigare con l'albero di natale nano).
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