mercoledì 11 agosto 2010

l’anno nuovo inizia quando si vuole che inizi

ho il sospetto che ci siano modi migliori per iniziare una giornata, che raccogliere i pezzi di vetro di una cornice rotta da una capra silente. ho anche il sospetto che ci siano modi migliori di affrontare la vita, che circondarsi di alberi di natale nani che sfottono, bastoni della pioggia e poltrone verdi che pontificano, cuscini del divano che rimarcano le differenze tra me e i vulcaniani, elefantini viola che piangono sulla birra versata e capre silenti che rompono cornici.
in realtà sono consapevole del fatto che, a loro modo, cercano di fare di me una persona migliore (ok, non credo che diventerò una persona migliore con schegge di vetro conficcate nei polpastrelli, ma non si sa mai), è solo che non lo ritengo uno sforzo sensato. io sono stata peggiore di così, e stavo meglio di così. e quindi non posso fare a meno di pensare che se diventassi migliore di così, potrei stare ancora peggio di così, e sinceramente non è che mi vada moltissimo.
per il resto, passo le mie giornate bevendo tè e caffè americano col dio anubi, che è diventato il mio consulente sindacale; meditando pigramente sul fatto che devo di nuovo cercare un lavoro; chiedendomi, senza stare a sprecarmici troppo, chissà in che punto mi sono persa, dove e quando, e se nel frattempo mi sono spostata. perché il problema di quando si perde qualcosa è che, anche se ci si impegna e si riesce a capire dove potrebbe essere successo, poi non è per niente detto che in quel punto preciso ci si ritrovi. metti che ha tirato vento, tipo. allora pensavo, anche se torno indietro, nel punto e nel momento esatto in cui mi sono persa, magari io non sono più lì. e quindi forse mi conviene restare qui. o qua, che dei tre era quello che mi stava più simpatico. che comunque il posto da paperoga è già occupato.