giovedì 8 marzo 2012

eclissi

ieri mattina hanno suonato al citofono. ho risposto. una donna mi ha chiesto se secondo me il mondo poteva essere migliore. le ho detto, sì, il mondo sarebbe sicuramente migliore se voi borg la piantaste di citofonare alla gente di prima mattina. o anche in qualsiasi altro orario. lei ha risposto, resistance is futile, you will be assimilated. le ho detto, certo, certo, intanto iniziate a pagare l’ici sui cubi, e ho riattaccato. poi, a dirla tutta, che la resistenza è inutile l’hanno detto prima i dalek, come sa ogni fan del doctor who. tipo l’albero di natale nano. da quando ha visto lo speciale the runaway bride, dove un albero di natale (non nano) spara pallocche rosse natalizie esplosive, ha un nuovo mito e una nuova missione. il che è lievemente preoccupante, visto che vive nel mio soggiorno.
poi sono uscita e ho attraversato il parchetto dei tossici, per incontrare il mio pusher di yogurt al limone. il parchetto dei tossici è pieno di alberi di mimosa, che ieri avevano un’aria alquanto preoccupata. sarei preoccupata anch’io, se fossi un albero di mimosa il 7 marzo, presumo.
stamattina ho finito l’editing dei capitoli fino all’11, e ho osservato preoccupata il 12. è l’ultimo, e mi ha sempre terrorizzata, perché io in effetti le idee chiare sulle ombre mica ce le avevo. fino a mezz’ora fa, quando, non so bene come, credo per gentile intercessione della mia ombra, ho capito. ho capito cosa succede a dicembre, cosa combina l’eclissi, e anche tutto quello che succede dopo. dopo il capitolo 12. direttamente in un altro romanzo. ho anche capito che pretendere di pubblicare un fantasy in italia (pretendere di fare qualsiasi cosa, ormai, in italia, salvo morire di fame) è lievemente demenziale, e che quello che davvero devo fare è farlo tradurre in inglese e spedirlo lì. e poi iniziare a lavorare al seguito, visto che ora è tutto chiaro.
adesso esco e vado a consolare gli alberi di mimosa del parchetto, e mi piazzo lì sotto con un cartello con su scritto, not in my name.