martedì 5 luglio 2011

geraniando

dopo la prematura scomparsa di presente, passato e futuro, avevo deciso di lasciar perdere i gerani, almeno per un po’. poi qualche giorno fa un’amica ha suonato alla porta, tenendo in braccio un vaso con un geranio. io ho guardato il geranio e ho pensato, oh oh. il geranio ha guardato me e ha pensato, oh oh.
le prime ore insieme le abbiamo passate in silenzio. poi abbiamo stappato una birra (io ho stappato la birra, lui guardava) e abbiamo affrontato il tema del nome. gli ho detto, se lui era d’accordo, che secondo me era un gerundio. gli ho chiesto se si sentisse più un gerundio presente o un gerundio passato. abbiamo riflettuto sulle implicazioni dell’essere un geraniando o un avendo geraniato, sullo spirito dei tempi e sull’evolversi delle nostre sorti, e poi, non senza un certo qual senso di sfida verso ciò che stava capitando nelle rispettive vite, abbiamo optato per il presente.
gerundio presente per i primi giorni ha protestato vivacemente contro l’essere stato estirpato e ripiantato, tramite una disperante sequela di foglie secche e aria smunta. ora sembra aver trovato un suo equilibrio. io continuo a stappare birre. la mia amica ieri mi ha portato una pianta di fragole selvatiche. la pianta di fragole selvatiche, non essendo un geranio, si chiamerà pianta di fragole selvatiche. lei è d’accordo.
poi poco fa ho ricevuto una telefonata e la mia vita si è lanciata di colpo su una nuova incasinatissima strada. perché la vita fa di queste cose, mentre te ne stai in terrazzo a bere birra scura e chiacchierare con le piante. gerundio presente dice che è tutto merito suo.