mercoledì 16 novembre 2011

incipit 2 - nove anni prima

il mese era lo stesso. ma la città bianca era diversa. erano ancora i tempi in cui esisteva un’estate della città bianca, quattro mesi di cultura in cui ogni sera potevi scegliere fra decine di concerti, spettacoli, presentazioni, film. era tutto così pieno e assodato e normale che non ci avrebbe creduto nessuno, se una cassandra avesse previsto le estati di qualche anno dopo. quando la nuova marcia sulla città bianca si sarebbe tradotta nella desolazione estiva di un niente abbandonato, silenzioso, buio e insicuro.
quella sera lì, c’era la presentazione di un libro nella piazza principale del quartiere aldilàdelfiume. e lei c’era andata da sola, perché lo amava tanto quello scrittore, e non lo voleva condividere con nessuno.  si era seduta in terza fila, nel gruppo di sedie a sinistra, verso l’esterno. la presentazione era iniziata. lo scrittore parlava, e a un certo punto si era interrotto, per salutare qualcuno in fondo. qualcuno che lei da lì non vedeva. qualcuno di importante, si era capito dal tono e dall’appellativo con cui gli si era rivolto lo scrittore, che lo aveva invitato a salire sul palco. lei, dalla sua sedia esterna in terza fila, aveva aspettato che quel qualcuno, che non era stato nominato, passasse, per scoprire chi era. e quando finalmente era passato, diretto verso il palco, aveva pensato: wow, il genio. e subito dopo: wow, in giacca e cravatta in una sera così calda, vedi come la gente importante non abdica mai al suo ruolo, è per questo che è importante. ok, anche per questo.
nove anni dopo, si sarebbe ancora ricordata come era vestito, che taglio di capelli aveva, tutto quello che aveva detto sul palco, ma soprattutto lo sguardo con cui l’aveva fissata, dopo. perché, finita la presentazione, lei aveva indugiato per un attimo, accanto al palco. il libro lo aveva già, non le serviva comprarlo, né le andava di farselo autografare dallo scrittore, per scambiarci tre parole inutili che lui avrebbe scordato subito dopo. lei aveva indugiato per un attimo accanto al palco, mentre scivolava via, per guardare lui, la persona importante. e lui, il genio, se ne era accorto, e l’aveva fissata. bloccandola. e c’erano stati lunghissimi secondi di tempo immobile, in cui lui la fissava e lei era rimasta sospesa, di tre quarti, sconcertata da quello sguardo di attenzione totale e quasi feroce che l’aveva investita così.
e poi si era sganciata ed era sgattaiolata via.
e non lo aveva più rivisto.
finché, nove anni dopo, la sua vita era stata molto semplicemente, completamente, rasa al suolo, e mentre guardava il deserto che la circondava, lei aveva deciso che era arrivato il momento di ricominciare da capo, e ricominciare da lì.