lunedì 28 ottobre 2013

gli spietati salgono sul treno e non ritornano mai più (baustelle)

quanto siamo stati didascalici, nell'essere noi stessi. quanto abbiamo vissuto nei più ovvi dei romanzi e dei film, nel nostro esserci tanto amati, violentati, deturpati, torturati, maltrattati, malmenati, scritti lettere, lo sappiamo. 
quanto siamo stati fedeli a noi stessi, e solo a noi stessi, nel nostro essere e fare solo ciò che potevamo essere e fare, nel nostro essere stati e aver fatto di tutto. quanto siamo stati lineari e prevedibili. 
quando quello di noi tre che ha sempre scelto la fuga, guardare la vita, leggerla, fotografarla, e mai viverla, è stato il primo a fuggire, a mettere un oceano in mezzo, più lontano degli dei. quando quello di noi tre che ha sempre e solo vissuto per se stesso, e non ha mai visto altro che sé, e non ha mai voluto altro che manipolare gli altri verso di sé, ha fatto a brandelli la sua anima e ne ha venduto i pezzi agli squali e ha avuto in cambio i loro occhi. quando quella di noi tre che è stata la prima a salire su un treno e l'ultima che al binario ha detto addio, ha continuato i suoi viaggi irrisolti, ha gettato via il film della russia, non è migliorata con l'età.
non ci siamo regalati storie e macchine fotografiche e telefoni, non ci siamo spediti libri, non ci siamo costruiti anelli, non ci siamo scritti ancora e ancora e ancora, e l'abbiamo fatto, abbiamo fatto tutto.
abbiamo vissuto in tre continenti diversi e nella stessa casa, ci siamo detti addio alla stazione, falliti antichi innamorati eroi, siamo tornati nelle nostre città di nascosto, senza dircelo, abbiamo camminato sugli stessi marciapiedi senza vederci, ci siamo persi e ritrovati. e ora sono di nuovo passati sei anni. a saperlo spiegare, che filosofi saremmo.

domenica 20 ottobre 2013

questa casa non è un albergo per spiriti guida

noi si era tutti alle prese con le nuove abitudini dettate da her ladyship, che comunque sono anche abbastanza singolari. per dire, qui nessuno cucina francese. neanche inglese. a dire il vero, qui spesso nessuno cucina. cioè, a fare un cottage pie ci arriviamo pure, il problema è che her ladyship, da aristocratica di età edoardiana, non ha idea di cosa sia quella roba, e gradirebbe sapere quando intendiamo servire le quaglie in aspic. la risposta sarebbe, più o meno mai, ma la stiamo dissimulando bene. insomma, noi si stava tutti qui (più che altro io e la poltrona verde) a studiare il libro di ricette di mrs. bridges, la parte upstairs per her ladyship e la parte downstairs per noi, quando all'improvviso è arrivato un altro spirito guida. che, voglio dire, passi uno, che tanto il grande spirito del bradipo non è che si noti poi molto; passi due, che comunque avere a che fare con her ladyship è anche divertente; ma tre, mi sembra che si stia esagerando. soprattutto considerando il fatto che questo è sì uno spirito guida, ma non ci riguarda. è lo spirito guida di qualcun altro, che si è momentaneamente parcheggiato qui perché il qualcun altro non se lo fila per niente.
comunque, paglia è arrivato l'altra notte. lo chiamiamo paglia perché, appena è comparso, ha declamato, devi andare a milano e comprare un pagliaccetto. mostrando la foto di un paio di doposci. ho cercato di spiegargli la sostanziale differenza fra un pagliaccetto e dei doposci (ho sorvolato sul fatto che andare a fare shopping a milano non è il massimo della comodità), ma lui insiste che i doposci si chiamano pagliaccetto. quindi ora lo chiamiamo pagliaccetto, abbreviato in paglia su suggerimento del grande spirito del bradipo, che con i nomi troppo lunghi si stanca; o anche, mr. paglia, come dice her ladyship.
paglia è molto depresso. il tipo a cui dovrebbe fare da spirito guida, quando gli si è manifestato, gli ha risposto, testuali parole, che lui non esiste (lui paglia, non lui il tizio che dovrebbe accollarsi paglia). e ha poi aggiunto che avrebbe persino dimenticato di averlo visto, poiché la memoria di certi eventi deve scorrere via come la corrente di un fiume. a questo punto del racconto, mentre paglia scuoteva la testa sconsolato, l'albero di natale nano è scoppiato a ridere, il bastone della pioggia ha sbuffato con discrezione, e la poltrona verde ha replicato: e tu non gli hai risposto, ma che minchia dici?
quindi, niente, paglia per ora resta qui. è stato deciso dall'assemblea del soggiorno, presenti mobilia varia, tre spiriti guida, un unicorno rosa, un elefantino viola, il dio anubi che si è astenuto perché non si intromette nelle faccende dei mortali almeno finché non sono morti, e gatto che però dormiva, che il mio compito è recuperare il tizio a cui paglia dovrebbe fare da spirito guida, e convincerlo a collaborare. sinceramente, io lo capisco pure, qualcuno che non vuole uno spirito guida incapace di distinguere un pagliaccetto da un paio di doposci. però mi dispiace per paglia. e comunque questa casa non è un albergo per spiriti guida. anche perché stanno tutti qui gratis.

lunedì 14 ottobre 2013

my sweet lady (s.)

per una serie di circostanze un po' lunghe da spiegare, al mio spirito guida tradizionale, il grande spirito del bradipo, si è aggiunta una nobildonna inglese dell'età edoardiana, affondata all'incirca un secolo fa (a età edoardiana già finita, a dire il vero, anche se a volte l'età edoardiana la fanno tirare in lungo fino a tutta la grande guerra, suppongo per pigrizia; ma del resto lei la maggior parte della sua vita l'aveva vissuta in epoca vittoriana, e quindi, perché la si definisce una nobildonna di età edoardiana? non ne ho idea e oggi non concorro alla scrittura fra parentesi più lunga della storia, quindi va bene così, è di età edoardiana) appresso a un transatlantico. chi stesse pensando, quel transatlantico, non troverà tracce di her ladyship nella lista passeggeri, quindi o è affondata in una realtà parallela, o ha attuato qualche trucchetto da spirito guida.
che poi una tirerebbe a pensare che il grande spirito del bradipo e her ladyship siano leggermente in contrasto, come spiriti guida, ma a ben vedere, mica tanto. grande spirito del bradipo tende a non fare assolutamente niente; her ladyship tende a non fare assolutamente niente di utile o sensato, con stile molto british e upper class. le conseguenze a livello pratico sono che adesso, quando combino qualche disastro, sfoggio una certa eleganza.
una certa apprezzabile eleganza. perché ho scoperto che quando sfodero il verbo apprezzare ispirata da her ladyship, creo una discreta apprensione nell'uditorio. ho anche scoperto che sono diventata lievemente meno inadeguata nel gestire i rapporti sociali, e sono addirittura in grado di fare battute ironiche esattamente nel momento in cui vanno fatte e con l'intensità giusta (cioè, facendomi odiare molto meno, da molta meno gente. di tanto in tanto vengo addirittura apprezzata).
il fatto che io applichi gli insegnamenti di her ladyship perlopiù in pieno quartiere-paese, in posti come il mercato, la tabaccheria o l'ufficio postale, rende il tutto lievemente surreale, forse. ma non molto di più di quando sto in balcone a parlare con il dio anubi dei fiori carciofo del cactus antenna (il dio anubi non è uno spirito guida, è un dio. ci tiene a sottolineare la differenza). ho il sospetto che il bastone della pioggia abbia un debole per her ladyship, è da un po' che ha preso l'abitudine di canticchiare da solo all'improvviso, il che peraltro ci turba tutti parecchio. l'albero di natale nano ovviamente no, per quanto adesso tende a rivolgersi a me usando un my lady che sarebbe anche corretto, se non suonasse così sarcastico.
quanto agli altri, alla poltrona verde piace molto questa nuova abitudine di prendere il tè tutti insieme alle cinque, discute di filosofia con il cuscino del divano, la lampada e la cyclette attaccapanni, e medita di diventare la più grande cuoca di londra; mentre io e l'elefantino viola abbiamo deciso che in questo periodo ci piace molto il numero 11, e abbiamo i nostri validissimi motivi.

lunedì 7 ottobre 2013

we will we will rock you - 5

nel 1995 realizzò un capolavoro. è tuttora tentata di definirla una performance artistica. mentre trascinare un uomo a un concerto (a un "buon" concerto, per gli standard maschili di "buon") è piuttosto facile, trascinarci tre donne è alquanto complicato. riuscire a trascinare un gruppetto di amiche a un concerto di un cantautore romano a loro sconosciuto, perché suonava un chitarrista a loro sconosciuto, di un gruppo musicale a loro sconosciuto, è arte. quell'estate lì lei ammassò sotto un palco, per quanto un po' a fatica, una triade di signorine che a fine serata commentarono, ma cos'era quella cosa che suonava? la chitarra. no, quell'altra, quella che la rigirava e faceva un suono strano.
il 1996 fu un anno spettacolare. sarà che a vent'anni è tutto ancora intero, a vent'anni è tutto chi lo sa, o al limite sarà che si è stupidi davvero; ma per tre anni la gioia volò con facilità. poi crollò all'improvviso, quell'universo lì implose, e fu, in un certo senso, la fine dell'età dell'innocenza, un po' per tutti. ma nel febbraio del '96 lei parlò al telefono con il suo preferito, unico strappo alla regola che si era imposta, di non avere mai a che fare realmente con loro. poi li vide vincere arrivando secondi. poi uscì l'album a cui sarebbe rimasta più affezionata. poi tornarono sul palco del primo maggio, e stavolta ci restarono su fino alla fine, il che rispetto a cinque anni prima fu un netto miglioramento. nei due anni successivi ci fu di tutto, concerti, album, tour in america, esibizioni con artisti di cui si era fan without liver. quello che di più bello poteva succedere, successe.
e nel suo, nel loro modo di essere fan, quella generazione di adolescenti cresciuta senza alcuna serietà, senza che la parola genio venisse ripetuta ogni cinque minuti, quando con la sua migliore amica li guardavano e pensavano che erano così piccoli, in fondo, nonostante il più giovane avesse dieci anni più di loro, quando non c'era alcuna venerazione, ma solo affetto, alcuna rincorsa alla citazione perfetta, ma solo cazzeggio, questa fu per molto tempo l'unica consolazione. che era stato tutto bellissimo.