venerdì 31 dicembre 2010

without any fear

la distanza tra un gatto e l’essere umano con cui vive tende ad essere direttamente proporzionale alla temperatura esterna: d’estate, il gatto se ne sta quasi sempre in un’altra stanza con aria accaldata e scocciata; d’inverno, è pressoché impossibile appoggiarsi un attimo da qualche parte, sedersi o semplicemente stare fermi in un posto per più di mezzo secondo, senza ritrovarsi una palla di pelo ronfante in braccio. questo sensibilissimo strumento per le previsioni del tempo, che contempla un’ampia serie di comportamenti a cui corrispondono altrettante condizioni climatiche, prende il nome di gattometro; e il mio in questi giorni segnala che è in arrivo un altro calo della temperatura.
quindi stamattina ho deciso di preparare psicologicamente le piante e ho aperto la finestra per avvertirle, ma l’ho richiusa un secondo dopo e ho pensato che in fondo potevo prepararle psicologicamente anche a gesti, dietro il vetro, appoggiata al termosifone. le piante sono ancora molto depresse dall’ultima gelata e le sto curando a psicofarmaci; il risultato è che sono un po’ accasciatelle, ma ogni tanto hanno guizzi improvvisi di vitalità che impiegano per sfottere i vicini.
in compenso l’albero di natale nano, che in genere durante le feste è di umore pessimo perché detesta il natale, ha letto il commento al post precedente, “albero di natale nano for president”, e gli si sono gonfiati tutti i fiocchetti. la lampada ha la sua nuova alogena, che sono riuscita a cambiare in soli tre tentativi, la poltrona verde è appesantita dai bagordi ma tiene botta, il bastone della pioggia conduce esperimenti silenziosi sul suono della neve, l’elefantino viola gioca a carte col dio anubi, io mi sto riappropriando, a piccoli tentativi e con calma, di me stessa. siamo, più o meno, sempre noi.

martedì 14 dicembre 2010

speriamo che piova

roma è una città dal clima mite. non è normale che a luglio facciano 40 gradi. non è normale che in settimana siano previsti sei gradi sottozero.
roma è una città dal clima mite. non è normale che nella strada che fai sempre quando torni dal lavoro e vuoi passeggiare in centro, tra pittori e musicisti, ci siano blindati che vanno a fuoco. non è normale che il tratto di strada di cui raccontavi, che era una specie di triangolo delle bermuda al contrario perché spesso vedevi passare volti persi da anni, sia invaso da fumo nerissimo e non si veda più niente, né passato né futuro.
roma è una città dal clima mite. l’ultima vera nevicata c’è stata nell’85, e ancora tutti la ricordano e la raccontano come un evento straordinario. al limite, da noi, la pioggia: ma il tevere minaccia, minaccia, e poi il più delle volte resta al suo posto, pigro e indolente come noi.
roma è una città dal clima mite. il ’77 è passato da 33 anni. è persino troppo mite per essere superstiziosa e pensare che a 33 anni si rischia la crocifissione. e della resurrezione non c’è traccia.
roma è una città dal clima mite. fuoco e gelo qui non c’entrano niente. speriamo che piova.