sabato 14 novembre 2009

tutte le socievolezze si somigliano; ogni solitudine è sola a modo suo

se la pecora-drago avesse un cellulare, la notte la chiamerei per dirle che non mi va di andare a dormire perché non mi va di svegliarmi. la pecora-drago però non ha un cellulare, e anche in questo ha ragione lei; così oltretutto non rischia di essere svegliata da una che non ha voglia di svegliarsi.
una volta a settimana, in dormiveglia, seguo un seminario della sciamana-vichinga sul lancio delle asce metaforiche. in realtà non ho ben capito se sia metaforico il lancio o siano metaforiche le asce, e sospetto che faccia una certa differenza. sospetto anche che la differenza la notino più che altro quelli a cui arriva addosso l’ascia. la sciamana vichinga sostiene che si tratti di un percorso necessario per scaricare metaforicamente la rabbia senza farsi male. cioè, si fa finta di prendere un’ascia, si fa finta di lanciarla, dopodiché ci si può accostare con tranquillità (disarmati) alla persona con cui siamo arrabbiati. e a quel punto la si prende a calci, suppongo, non lo so; credo che mi stia sfuggendo qualcosa. per il resto sono indifferente, in alcuni periodi le persone passano nella vita in modalità avanti veloce, come sulla cassetta videoregistrata di una folla che scende da un treno.
poi ci sono anche quelli che trovano la serenità contemplando gli acquari. non specificano mai se i pesci dentro abbiano un loro ruolo in tutta questa faccenda oppure siano ormai secondari rispetto all’idea stessa di acquario. io, la serenità, no, ma se vale lo stesso, ho trovato l’errore nel gioco della settimana enigmistica: pretendere di essere perdonati da una persona innamorata di te è una cosa che, in mancanza di altre parole sicuramente più adeguate ma che al momento non mi vengono in mente, definirei sciocca.

5 commenti:

Claudio dei Norma ha detto...

Buongiorno.
Pensa che a volte è addirittura inutile. Da innamorato e solo tendo a farlo senza richieste o pretese.
Un'altra questione è a cosa serva essere perdonati.

peppermind ha detto...

(Mi sa che l'ascia è reale, e i calci post-accostamento sono metaforici... anche perché, se ben lanciata, l'ascia fa la sua porca figura, e la persona da status di odiata passa a quello di crepata)

Sì, è una cosa sciocca.
Meno male che te ne sei accorta, almeno la smetti di chiedere a quel poveraccio di perdonarti.

(s.) ha detto...

cla. praticamente, a niente. il fascino delle inutili chincaglierie.

ppp. te tu, o mi sfotti, o mi sopravvaluti. ma va bene uguale.
(che poi in realtà non è sopravvaluti ma un quasi sinonimo che ora non mi viene, ho mal di testa e quindi resta così, ecco).

Bandini ha detto...

L'ascia non scarica la rabbia. La alimenta. Lascia l'ascia, e la rabbia si dissolve. Considera la rabbia. Non reprimerla. Non nasconderla sotto il tappeto. Resta immobile come un pezzo di legno e l'asciala scivolare via. E poi trova la parte tenera dentro di te e affòndaci, come fosse il mare di palline che c'è all'Ikea, e che non capisco perché sia riservato solo ai più piccoli. Forse il messaggio è: fatevi piccoli, se volete affondare nelle palline colorate.

(s.) ha detto...

te la ricordi lega la lega? era della to.sse. che fine hanno fatto le posse? (no, è che lascia l'ascia mi ha fatto ricordare lega la lega. ci ho i neuroni iscritti al pindaro fanclub).