martedì 29 dicembre 2009

questa forse non è una storia vera (aka l’uomo che non mi ha fatto dormire sul pullman per lugano)

scende dall’aereo a linate. sale sul pullman. è stanchissima, vuole solo chiudere gli occhi, le bastano cinque minuti di quiete. alla prima fermata la maggior parte dei passeggeri scende, il pullman resta quasi vuoto. sospira. ora può allungarsi su un paio di sedili ed estraniarsi dal mondo fino a lugano. mentre sta appallottolando la giacca a forma di cuscino, dal bordo dello schienale di un sedile lontano dal suo sbucano dei capelli scuri e ricci, e una voce giovane dice, siamo rimasti pochissimi, sediamoci vicini e conosciamoci. bravi, sedetevi vicini e conoscetevi, pensa mentre continua a piegare la giacca. gli altri si spostano, iniziano a presentarsi. lui si volta verso di lei, si accorge che non si sta muovendo, anzi, si sta sistemando per restare lì dov’è. lei vede un’ombra di delusione che lo scurisce, mentre lui balbetta, ah, tu, no...? eh, io, no, pensa. e poi, ma a te che importa, che nemmeno sai chi sono. poi riconosce l’espressione. un timido preso in contropiede da se stesso in un momento di distrazione. l’apice della vulnerabilità umana. sospira. prende la giacca, si rassegna, si va a sedere con gli altri, si presenta. lo odia per tutto il tragitto. arrivano a lugano. scendono dal pullman. non si rivedono più.
dodici anni dopo. lei nel frattempo ha scoperto chi era lui. lui nel frattempo sta diventando famoso. ogni volta che ha letto o sentito il suo nome, in quei dodici anni, ha pensato, l’uomo che non mi ha fatto dormire sul pullman per lugano. le sta ancora antipatico. deve incontrarlo per lavoro. si chiede come sia diventato. lo sente per telefono. un timido preso in contropiede da se stesso che sta diventando famoso suo malgrado. l’apice dell’incomprensibilità umana. si vedono. lui ha freddo, vorrebbe solo stare in un posto riparato e al caldo. lei, che ricoperta dal ricordo è diventata atermica, invece vuole aria e spazio. glielo chiede con la stessa espressione che aveva lui dodici anni prima; lui sospira, prende la giacca, si rassegna. passano mezz’ora ai tavolini all’aperto di un bar nell’angolo più freddo della zona, in quella che verrà registrata come la mattina più gelida dell’anno, nella sua città. la odia per tutto il tempo. poi si salutano e lei va via. si chiede se d'ora in poi lui leggerà il suo nome pensando, la donna che mi ha fatto venire una polmonite a roma. tra dodici anni tocca di nuovo a lui.

5 commenti:

eddiemac ha detto...

era meglio prendere un aereo per agno. lo dico per esperienza, eh

(s.) ha detto...

io intanto me lo segno, tu però per sicurezza tra dodici anni ricordamelo, tesssoro.

Claudio dei Norma ha detto...

Nome e cognome.

(s.) ha detto...

nome: luomochenonmihafattodormire
cognome: sulpullmanperlugano.

Claudio dei Norma ha detto...

Antipatigana.