giovedì 28 gennaio 2010

tempi di cottura

che tra me e manolo fosse finita l’ho capito il giorno che non ha fatto scuocere la pasta. manolo credo sia l’uomo che mi abbia amata di più. era un amore tangibile: era così forte che quasi si toccava, era come l’aria quando è troppo calda o troppo fredda, che diventa quasi solida, la respiri e la senti proprio fisicamente, nel naso, in gola, nei polmoni, e a volte fa male.
comunque io andavo a casa sua e lui cucinava, e poi si perdeva a guardarmi. e regolarmente la pasta si scuoceva. sempre. era una cosa assurda, ma non siamo mai riusciti a trovare un rimedio; e ci scherzavamo su, e ci impegnavamo anche, ma non c’era verso. le alternative erano, o cucinavo io, o si andava a mangiare fuori, o ci si concentrava su ricette che richiedevano qualche ora di cottura. in genere si andava a mangiare fuori, e ogni tanto durante le mie passeggiate per la città bianca incontro tutti i ristoranti dove non sono più voluta entrare, qui è dove abbiamo cenato quella sera che lui si è scordato il bancomat e abbiamo rischiato di dover lavare i piatti, qui è stata la grande abbuffata prima del decreto anti-bistecche, qui ci siamo andati con l’amico di bologna, qui è stato quella volta che, qui invece quando.
poi comunque abbiamo attraversato un brutto periodo e poi un giorno io sono andata a casa sua, lui ha cucinato, io ho assaggiato la pasta e ho detto, non è scotta, e lui ha detto, già, stavolta non è scotta.
e sarebbe potuta finire così e sarebbe stato meglio, un po’ da film magari, però in fondo ci eravamo già detti tutto, e invece abbiamo recitato fino all’ultimo un copione pieno di scene inutili e battute vuote. un bravo regista alla scena della pasta non scotta avrebbe detto stop, buona la prima.
niente, ci pensavo prima mentre cucinavo il riso, parboiled, e mi sono chiesta, ma non potrebbero fare pure la pasta, parboiled? che così, magari.

Nessun commento: