giovedì 11 novembre 2010

bit?

c’erano questi due computer, uno stava a milano, uno a roma. lavoravano entrambi tutto il giorno, e lavoravano tanto. alcuni computer dicevano che quello era un mestiere duro ma era sempre meglio che lavorare; altri computer pensavano che lavorare in quell’ambito, l’arte, la cultura, non era mica lavorare. non era mica lavorare un paio di megabyte, avrebbero risposto quei due computer lì.
comunque, quei due computer stavano a schermo chino e lavoravano, e ogni tanto interagivano fra loro. il computer di roma a volte aveva bisogno di dati e li chiedeva al computer di milano, in formale e rigido computerese. il computer di milano, in formale e rigido computerese, rispondeva efficiente e preciso. poi magari non si scambiavano dati per un po’ di tempo, poi al computer di roma servivano altri dati, o al computer di milano serviva che il computer di roma trasmettesse dei dati nuovi, e allora si scrivevano, sempre in formale e rigido computerese.
finché un giorno, al termine di un puntuale ed efficiente scambio di dati, il computer di milano scrisse, salutami roma.
il computer di roma pensò, bit? (“bit?” esprime perplessità computera mista a stupore).
il computer di roma lasciò passare un’ora, continuando a lavorare. ma ogni tanto tornava a pensare, bit? è che, se già in generale non si sarebbe aspettato una deroga da certo formale e rigido computerese culturale (i computeri culturali sono i più formali e rigidi in assoluto, altro che megabyte), tantomeno avrebbe potuto aspettarselo da un computer di milano. tra i computer di roma giravano certi luoghi comuni, sulle schede madri dei computer di milano.
il computer di roma terminò il suo lavoro. lasciò passare un’altra mezz’ora, che spese a chiedersi se il computer di milano in realtà fosse pazzo. non si sa mai, magari un virus. alla fine il computer di roma alzò lo schermo verso la finestra, guardò fuori, formulò, ciao, roma. poi rispose al computer di milano.
questa non è una storia d’amore fra computer di roma e di milano. magari nemmeno diventeranno amici, né si incontreranno mai o che. è solo la storia di un umanissimo, computerissimo “bit?”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

io volevo solo dire che "bitte ein bit" è la pubblicità della bitburger su sport1.
(che non vuol dire niente se non che forse sto diventando teledipendente)

e.

(s.) ha detto...

sono andata sul traduttore di gugl e ho inserito bitte ein bit. ha tradotto, bitte ein bit. quando si dice la coerenza.
allora ho messo solo bitte, e poi ho aggiunto una lettera per volta. risultati:
bitte - per favore.
bitte e - si prega di e.
bitte ei - compiacere un.
bitte ein - inserisci.
bitte ein b - per favore qualche b.
bitte ein bi - contattare un bi.
bitte ein bit - bitte ein bit.
mi sono divertita un sacco. sono indecisa se il mio preferito sia per favore qualche b o contattare un bi, ma anche si prega di e non è male.
(era tedesco, vero?).