mercoledì 19 giugno 2013

ti svegli in letti stranieri, muta d'accento

in genere i testi delle canzoni si toppano in tre modi: hai capito la parola ma quando la canti non si sa perché ne dici un'altra; hai capito la parola ma non il senso della frase; non hai capito la parola.
esempio 1: ed io, modenese volgare, a sudarmi un amore, fosse pure ancestrale. non è ancestrale, è ancillare. non lo so perché io a questo povero innocente di modenese, ogni volta, devo affibbiargli un amore ancestrale. ma poi, vai a sapere; magari gli amori ancestrali rispetto a quelli ancillari hanno un loro perché.
esempio 2: la donna è mobile, dal fiume al vento, muta d'accento e di pensiero. nelle intenzioni del duca di mantova la donna sarebbe mobile qual piuma al vento; ma io lo ascoltavo da piccolissima (sono stata cresciuta da un melomane) e quindi non solo avevo capito dal fiume, complemento di moto da luogo, al vento, moto a luogo, ma avevo anche leggermente frainteso quel muta, prendendolo per un aggettivo. una donna che non stava ferma due secondi, se ne andava su e giù dal fiume al vento, però silenziosissima.
esempio 3: quando è uscito eat the phikis avevo già vent'anni, quindi la giustificazione della minore età non vale. stato a, stato b, a un certo punto la canzone dice, ti svegli in letti stranieri, grazie alla lingua italiana. non riuscivo a capire lingua, non c'era verso. avevo percepito chiaramente la presenza di una elle, di una i e di una u, non è che mancasse molto. riflettendoci su e andando a senso, ho creato questo capolavoro, in fior di metafora: ti svegli in letti stranieri, grazie alla lipu italiana. lipu, lega italiana protezione uccelli. che ci sta, eh. ci sta da dio. prima o poi gli mando un curriculum.

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